Gli spazi attraversati dalle arti performative partecipano del soffio effimero delle pratiche, così luoghi, alleanze e soggettività si trasformano, scompaiono, si rigenerano secondo flussi intermittenti e ontologicamente instabili. L’urgenza di attivare processi produttivi praticando il mondo si fa fitta trama di relazioni e costituzione di memorie, perché, come scrive José Esteban Muñoz «Le performance migliori non scompaiono, infestano il nostro presente e illuminano il nostro futuro»1. Riattivano anche il passato.
La mappatura esposta negli interventi presenti in questo numero di Sciami ha tentato proprio di restituirci percorsi storici sondando terreni disseminati da sud a nord, percorrendo i decenni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta, fino ad arrivare a coinvolgere gli spazi digitali di Ryoji Ikeda, dove il luogo si scioglie in una massa critica di dati. In questo atlante incontreremo nuovamente quei luoghi e quegli spazi ampiamente trattati durante il numero, una foto ulteriore per ognuno, un piccolo spazio di approfondimento visivo e di sintesi della mappatura cominciata in questo numero e che si concluderà nel successivo.
- J. E. Muňoz, Cruising Utopia. The Then and There of Queer Futurity, New York University, New York 2009, trad. it. di N. Ferrante, S. Grassi, Cruising Utopia. L’orizzonte della futurità queer, Nero editions, Roma 2022, p. 136. ↩