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n. 9 – aprile 21

Light for Life. Incontri scientifici con le arti

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https://doi.org/10.47109/0102290106

Andreas Horlitz, Cicli circadiani sonno-veglia, Palimpsest, installazione con sette bacheche, Biblioteca Herzog August, Wolfenbüttel, 2001. Ritmi alterati in una persona malata di Alzheimer, Stele di Rosetta, stampa composita.

Traduzione dall' inglese di Cristina Grazioli.
Articolo originale in inglese

ABSTRACT

Per la maggior parte degli artisti, designer e architetti, la luce ha principalmente un valore estetico e/o funzionale per la visione. Un nuovo aspetto biologico dell’impatto della luce sugli esseri umani è dato dalla scienza dei ritmi diurni (circadiani), lunari e stagionali, che manifestano gli organismi viventi del nostro pianeta. Nel corso dell’evoluzione, i prevedibili effetti di luce e buio e la durata del giorno sono stati interiorizzati come orologi biologici che preparano con un tempismo ottimale il comportamento. Questi orologi biologici ogni mattina hanno bisogno di luce sufficiente per sincronizzare l'ora interna al ciclo esterno giorno-notte. Ho studiato per molti anni l'effetto della luce sulla fisiologia e sul comportamento umani, il trattamento della depressione invernale e di altri disturbi psichiatrici e neurologici con la terapia della luce, e ho collaborato con architetti per migliorare la luce (diurna) nelle case di cura, negli ospedali, nelle scuole e negli uffici. Le conversazioni con artisti hanno portato a installazioni e performance inattese che hanno illuminato la scienza e stimolato le nostre riflessioni.

In questo saggio pensato per un pubblico interessato alla luce teatrale e alle atmosfere degli stati d’animo, introdurrò la biologia che si occupa di come la luce influenzi l’umore per cercare di capire perché la luce non è solo estetica, funzionale ed emotiva, ma anche come essa moduli profondamente ogni aspetto della nostra fisiologia e del nostro comportamento. Questa “lezione di biologia” sarà integrata da esempi di mie collaborazioni con artisti e designer che hanno sperimentato e trasformato questi concetti nella loro particolare visione, con ciò illuminando la scienza e rendendola accessibile in un modo diverso.

Ma qui sorge una domanda non tanto teorica, piuttosto schietta: gli artisti sono davvero interessati alla scienza? Non sono piuttosto sedotti e ispirati dagli aspetti visivi, usando così la scienza come una miniera dalla quale estrarre idee? Scavare più a fondo nei concetti e nei dati scientifici richiede sforzo e disciplina1. Non stiamo parlando di saper apprezzare i vortici colorati dei frattali o le infinite permutazioni dei modelli dei fiocchi di neve, e di incorporare queste immagini in un dato lavoro. La scienza esiste al di là della mera bellezza e produce livelli di intuizioni sorprendenti e con implicazioni pratiche. I frattali sono matematica visiva, producendo una forma geometrica irregolare le cui parti sono una copia dell’intero in scala minore (ne è un esempio perfetto il broccolo romanesco)2. La simmetria esagonale di un fiocco di neve riflette l’ordine interno delle molecole d’acqua che si dispongono durante la cristallizzazione. I fiocchi di neve aiutano a capire la formazione della struttura e l’auto assemblaggio. Quindi cosa cerca l’artista quando si impegna ad affrontare un argomento così scientifico? Essere in contatto con la natura, interpretare una parte di sapere con la propria soggettività? E cosa cerca uno scienziato nell’arte? Il lavoro dell’artista porta una maggiore visibilità alla ricerca e una prospettiva esterna rinvigorisce la curiosità dello scienziato. Il fine del mio intervento che qui vorrei esplicitare, nel parlare del tema della luce attraverso “le due culture”, è quello di attirarvi in un altro territorio del sapere. Quando artisti e scienziati interagiscono possono sprigionarsi scintille creative.

Dire luce

Un biologo percepisce e considera la luce in modo molto esistenziale ed evolutivo. Gli organismi viventi che abitano il nostro pianeta emersero da molecole capaci di catturare l’energia del sole e di trasformarla in cellule, foglie, fiori, organi, strutture complesse. Per sopravvivere, gli organismi devono evitare i predatori, ottimizzare il rifornimento di cibo e riprodursi in condizioni favorevoli − in particolare, devono essere preparati al comportamento giusto al momento giusto del giorno, della notte o della stagione3. Non sorprende che, all’inizio dell’evoluzione, i batteri più primitivi abbiano creato il primo elementare ciclo di feedback chimico che ha fornito alla cellula il “tempo interno”. Dagli unicellulari alle piante, agli insetti, ai vertebrati, ai mammiferi, sono stati sviluppati orologi biologici di 24 ore, che manifestano un ritmo individuale preciso ma non esattamente di 24 ore (“circadiano” = di circa un giorno), nella quasi totalità dei loro comportamenti o funzioni. Se vengono lasciati in condizioni costanti senza segnali dal mondo esterno, questi orologi vanno fuori fase rispetto al tempo reale. Il loro più importante agente di sincronizzazione o Zeitgeber4 (generatore di tempo) è la luce5

La luce entra nell’occhio

Pensiamo all’occhio soprattutto come alla porta d’accesso della vista. Infatti, la luce viene trasmessa attraverso i classici fotorecettori della retina, bastoncelli e coni, per differenziare colore, immagini, forme e movimento. La luce ha però anche una serie di funzioni non visive, trasmesse attraverso una classe di fotorecettori scoperta di recente, chiamati cellule gangliari retiniche intrinsecamente fotosensibili (ipRGC), contenenti un fotopigmento, la melanopsina, specificamente sensibile alle lunghezze d’onda blu6.  Ora sappiamo che la luce blu stimola l’attenzione e la sera ritarda il sonno attraverso questi meccanismi7.

La retina umana. Coni e bastoncelli sono cellule che formano l'immagine nella retina dell'occhio.
La retina umana. Coni e bastoncelli sono cellule che formano l’immagine nella retina dell’occhio. Tre tipi di coni sono responsabili della visione a colori e ad alta risoluzione, quelli che rispondono alla luce di lunghezza d’onda lunga e media (coni L & M) o di lunghezza d’onda corta (coni S). I bastoncelli rilevano il movimento e la visione notturna. Il sottogruppo (circa il 2%) delle cellule dei gangli della retina intrinsecamente fotosensibili (ipRGC) non formano immagini e rispondono all’intensità della luce e alle lunghezze d’onda blu, a causa della melanopsina fotopigmentata. (Immagine per gentile concessione di S. Peirson).

Cosa può fare un artista di queste informazioni? Qui il designer tessile più innovativo della Svizzera, Martin Leuthold, ha tessuto insieme due immagini scientifiche − i fotorecettori della retina e la struttura molecolare del pigmento visivo rodopsina (le spirali colorate) con bellissime immagini tratte dal mondo naturale − fiori, un bruco, farfalle − per creare foulard molto originali.

La retina umana nel disegno di un tessuto. Un foulard di seta che incorpora strutture retiniche insieme alla bellezza della natura così come si presenta vista dall'occhio (© Martin Leuthold, Jakob Schlaepfer Textiles, Svizzera).
La retina umana nel disegno di un tessuto. Un foulard di seta che incorpora strutture retiniche insieme alla bellezza della natura così come si presenta vista dall’occhio (© Martin Leuthold, Jakob Schlaepfer Textiles, Svizzera).

Le immagini in luce blu di cui sopra rappresentano due delle numerose installazioni e performance che si sono sviluppate a partire da un workshop di una settimana con scienziati e artisti del sonno presso lo Sleep-Wake Centre della Massey University in Nuova Zelanda8. Il Waking Tunnel (tunnel del risveglio) creava un’atmosfera di allerta blu brillante sulle scale che portavano alla mostra; il danzatore indossava una tuta a sensori che rilevava le diverse lunghezze d’onda della luce e il movimento veniva convertito in suoni corrispondenti delle diverse lunghezze d’onda.

La luce entra nel cervello

La luce viene trasmessa dai diversi fotorecettori della retina al cervello, creando così la visione ma anche risposte non visive, in particolare quella dell’orologio circadiano. Questo orologio è situato in una piccola area del cervello vicino al nervo ottico, chiamata “nuclei soprachiasmatici” (SCN, suprachiasmatic nuclei). Le frequenze di accensione neuronale (firing rates) nel corso delle 24 ore agiscono come un pacemaker principale che controlla tutti i ritmi del corpo9. Questi dati (e altri concernenti la cronobiologia e la scienza del sonno) sono stati trasformati in modo sorprendente in alta moda nella Eri Matsui Spring-Summer Fashion Collection 2012, presentata al Congresso mondiale sul sonno (World Sleep Conference) a Kyoto nel 2011.

L'orologio biologico nel SCN. La luce dalle ipRGC retiniche (più sensibili alle lunghezze d'onda blu) viene trasmessa al SCN (modelli di accensione da un record di attività di unità multiple) e quindi trascina tutte le funzioni ritmiche (ad esempio la temperatura corporea centrale). Dati: S. Honma, C.Cajochen.
L’orologio biologico nel SCN. La luce dalle ipRGC retiniche (più sensibili alle lunghezze d’onda blu) viene trasmessa al SCN (modelli di accensione da un record di attività di unità multiple) e quindi trascina tutte le funzioni ritmiche (ad esempio la temperatura corporea centrale). Dati: S. Honma, C.Cajochen.
La collezione primavera-estate 2012 di Eri Matsui. Un dialogo e una collaborazione con la scienza del sonno e la cronobiologia. A sinistra: La luce blu è importante per sincronizzare i ritmi circadiani                         A destra: Modelli di accensione dei neuroni SCN.
La collezione primavera-estate 2012 di Eri Matsui. Un dialogo e una collaborazione con la scienza del sonno e la cronobiologia. A sinistra: La luce azzurra è importante per sincronizzare i ritmi circadiani. A destra: Modelli di accensione dei neuroni SCN.

L’importanza della luce per l’uomo

Questa scoperta dei fotorecettori blu (blu-sensitive) ha avuto enormi conseguenze non solo per la comprensione del cervello, ma anche per la medicina, l’industria dell’illuminazione e persino per l’architettura e l’urbanistica10. La luce è uno Zeitgeber per l’orologio biologico, stabilizza il sonno, ha un effetto diretto sull’umore e sulla vigilanza, sulla cognizione e sulle prestazioni, e collega il nostro comportamento quotidiano e le nostre emozioni al naturale ciclo giorno-notte e all’alternarsi delle stagioni. Prima dell’invenzione dell’illuminazione elettrica, gli esseri umani erano esposti principalmente a un’intensa luce diurna all’aperto e a una fioca luce in interni di notte. Ricordiamoci che i segnali luminosi in natura sono dinamici e si estendono su una vasta gamma di illuminamenti che vanno da 0,0001 lux di luce stellare a 100000 lux a mezzogiorno quando splende il sole. Naturalmente la durata della luce diurna, gli spettri e l’intensità dipendono dalla stagione, dalla latitudine e dal tempo locale. Ora passiamo gran parte della nostra giornata esposti a intensità luminose intermedie e costanti che durano fino a sera. Troppa poca luce durante il giorno, troppa luce di notte. In particolare le lunghezze d’onda blu, comuni a computer, tablet e schermi telefonici, non costituiscono il miglior viatico per un buon sonno notturno11. Quindi dovremmo mirare a ricevere abbastanza luce all’aperto ogni mattina, cosa rara nello stile di vita indoor odierno, in interni, ed evitare troppa luce di notte, cosa purtroppo che non avviene per la maggior parte delle persone12. Stiamo solo lentamente riconoscendo che ci possono essere conseguenze per la salute dovute a cicli di luce-buio irregolari, inadeguati e mal temporizzati13.

Nella ricerca cronobiologica abbiamo utilizzato per decenni piccoli monitor da polso che registrano anche la quantità di luce ricevuta (gli odierni Fitbits high-tech), per capire i cicli sonno-veglia e luce-buio, in stato di salute e di malattia. Queste registrazioni possono coprire settimane o mesi e fornire dati non invasivi utili per la diagnosi. L’artista Andreas Horlitz ha utilizzato questi dati di monitoraggio dell’attività per una serie di light box e stampe composite.

Si può vedere quanto l’artista sia stato affascinato dal simbolismo dei cicli sonno-veglia umani combinati con la luce, nelle due stampe che utilizzano immagini del sole e nella colonna illuminata da luci fluorescenti.

Ben presto in questa ricerca la luce brillante è stata testata come antidepressivo per la depressione invernale o Disturbo Affettivo Stagionale (Seasonal Affective Desorder, opportunamente abbreviato in SAD). In tutto il mondo, in particolare nelle latitudini settentrionali, studi clinici controllati hanno fornito forti prove dell’efficacia della luce nella SAD14, e anche nella depressione non stagionale15, nella depressione geriatrica16, e nella malattia bipolare17. La terapia della luce accuratamente temporizzata è uno strumento importante nella medicina del sonno per risincronizzare il sonno a orari notturni regolari18. La luce può rallentare il declino cognitivo nella demenza di Alzheimer19 e migliorare alcuni sintomi del morbo di Parkinson20. Le potenziali applicazioni cliniche della luce sono vaste e ancora in fase di esplorazione.  

Il trattamento classico è con un semplice light box; è raro trovare un’illuminazione curata nel design. Tuttavia, l’industria dell’illuminazione ha riconosciuto immediatamente l’importanza di questi effetti non visivi della luce, e ha sviluppato sistemi di illuminazione dinamica con spettri e intensità variabili nel corso della giornata per simulare le condizioni naturali (ciò che si chiama “Human Centric Lighting”, HCL). Gli effetti non visivi della luce sono stati gradualmente incorporati nelle linee guida e negli standard dell’illuminazione artificiale, che finora si erano concentrati esclusivamente sul comfort visivo.

 Light therapy box. Un esempio di dispositivo illuminante utilizzato in luce terapia.
Light therapy box. Un esempio di dispositivo illuminante utilizzato in luce terapia.
Bozzetto di Frank Gehry. Progetto di <em>bright light therapy</em> (da una sessione di lavoro di progettazione con  M. Terman, 1988, progetto non realizzato)
Bozzetto di Frank Gehry. Progetto di bright light therapy (da una sessione di lavoro di progettazione con M. Terman, 1988, progetto non realizzato)

L’interazione tra la luce e il sonno, la vigilanza e l’umore è stabilita e tuttavia può essere ancora abbastanza sperimentale per un artista.

Riposo a turni. Una Light therapy box luminosa costruita come un letto per sperimentare le posizioni del sonno. <em>The Waking Incubator: scienza del sonno e arti dello spettacolo in dialogo</em>, Massey University NZ (2010). C. Brown, performer con EEG.
Riposo a turni. Una Light therapy box luminosa costruita come un letto per sperimentare le posizioni del sonno. The Waking Incubator: scienza del sonno e arti dello spettacolo in dialogo, Massey University NZ (2010). C. Brown, performer con EEG.

Luce e architettura

Gli architetti stanno anche considerando come gli edifici e gli spazi urbani possano essere progettati tenendo maggiormente in considerazione la luce diurna21. Come disse Le Corbusier, «L’architettura è il gioco magistrale, corretto e magnifico dei volumi composti insieme nella luce»22. In termini di un approccio più concettuale e artistico, Philippe Rahm e Gilles Decosterd hanno creato una simbolica stanza di luce nel padiglione svizzero alla Biennale di Architettura di Venezia23. Lo spazio era totalmente vuoto, solo pura luce bianca di 10000 lux, con concentrazioni di ossigeno ridotte dal 21% al 14,5%, come si può sperimentare su di una cima nevosa di una montagna svizzera. L’intenso impatto fisiologico poteva essere sentito dopo pochi minuti di immersione.

Philippe Rahm & Giles Décosterd, <em>Hormonarium “Physiological Architecture”</em>, Padiglione Svizzero, Biennale di  Architettura di Venezia 2002.
Philippe Rahm & Giles Décosterd, Hormonarium “Physiological Architecture”, Padiglione Svizzero, Biennale di Architettura di Venezia 2002.

Diamo per scontato che la luce del giorno sia migliore di quella artificiale, poiché è il segnale che ha definito l’evoluzione della vita sulla terra. Ma non conosciamo ancora tutte le caratteristiche cruciali della luce diurna, che sono diverse persino dai più sofisticati nuovi sistemi di illuminazione, e tra le quali ve ne sono di specificatamente rilevanti per la salute24.

Raramente al chiuso possiamo sperimentare il passaggio del sole che si muove nel cielo e il cambiamento della durata della luce diurna con le stagioni. Colin Fournier, co-architetto del Kunsthaus di Graz, segue queste forme per esplorare la struttura di una casa circadiana “meridiana” (sundial), dove la luce del giorno entra attraverso ugelli progettati per illuminare ogni area destinata alle diverse attività che si svolgono in determinati momenti della giornata.

"Casa circadiana". Modello di architettura della luce diurna che illumina diverse stanze in diversi momenti della giornata; C. Fournier 2018.
“Casa circadiana”. Modello di architettura della luce diurna che illumina diverse stanze in diversi momenti della giornata; C. Fournier 2018.
"Casa circadiana”. Vista dall’interno di ugelli di luce che illuminano in modo differenziato lungo la giornata e l’anno; C. Fournier 2018.
“Casa circadiana”. Vista dall’interno di ugelli di luce che illuminano in modo differenziato lungo la giornata e l’anno; C. Fournier 2018.

Dove c’è luce, ci sono anche ombra, buio, notte. Come nell’illuminazione teatrale è importante il contrasto, lo stesso vale per il ritmo geofisico del giorno e della notte. Il segnale biologico chiave non è la luminosità della piena luce del giorno ma le transizioni della zona crepuscolare, dell’alba e del tramonto. Il buio stesso può essere terapeutico, per esempio in alcuni disturbi del sonno e nella mania clinica. Le opere dell’artista Siegrun Appelt hanno a che fare tanto con la luce che con il buio (vedi i suoi progetti Slow Light)25

Ci sono così tante potenziali ramificazioni di questo nuovo campo della conoscenza − non solo un trasferimento funzionale agli edifici o ai trattamenti medici, ma anche la messa in discussione della nostra definizione di estetica e la nostra comprensione del benessere umano, animale e vegetale. Di fondamentale importanza le implicazioni per sviluppare una nuova “crono-ecologia”, per vivere di nuovo in armonia con l’ambiente naturale.

 Per ulteriori informazioni: sulla luce terapia al sito www.cet.org e sugli usi della luce diurna al sito www.daylight.academy

Anna Wirz-Justice in occasione dell’<em>Eri Matsui Fashion Show</em> 2012.
Anna Wirz-Justice in occasione dell’Eri Matsui Fashion Show 2012.
  1. Craig Stevens, Gabby O’Connor, Natalie Robinson, The connections between art and science in Antarctica: activating Science*Art, in «Polar Record», 55, 2019, pp. 289-296.
  2. Benoit B. Mandelbrot, The Fractal Geometry of Nature, Times Books, New York 1982.
  3. Roberto Refinetti, Integration of biological clocks and rhythms, in «Comprehensive Physiology»,2, 2012, pp. 1213-1239.
  4. Il termine deriva dalle parole tedesche Zeit, tempo, e Geber, datore. È stato adottato da Jürgen Aschoff, uno dei padri della moderna cronobiologia, per indicare qualsiasi tipo di segnale in grado di modificare la fase di una oscillazione biologica endogena e, quindi, di sincronizzare l’orologio biologico che la genera con l’ambiente esterno. In natura, per la maggior parte degli organismi terrestri, lo Zeitgeber più importante e più efficace è la luce con le sue variazioni cicliche, come quelle che caratterizzano il ciclo giorno-notte determinato dalla rotazione terrestre intorno al proprio asse (che sincronizza l’orologio biologico circadiano), o i cicli stagionali dovuti al moto di rivoluzione attorno al sole (che sincronizzano l’orologio biologico circannuale); cfr. Rodolfo Costa, Zeitgeber, in Enciclopedia Treccani della scienza e della tecnica, 2008. [N.d.T.].
  5. Till Roenneberg, Thomas Kantermann, Myriam Juda, Céline Vetter, Karla V. Allebrandt, Light and the human circadian clock, in «Handbook of Experimental Pharmacology», 217, 2013, pp. 311-331.
  6. Ludovic S. Mure, Frans Vinberg, Anne Hanneken, Satchidananda Panda, Functional diversity of human intrinsically photosensitive retinal ganglion cells, in «Science», 366, 2019, pp. 1251-1255.
  7. Christian Cajochen, Myriam Münch, Szymon Kobialka, Kurt Kräuchi, Roland Steiner, Peter Oelhafen, Selim Orgül, Anna Wirz-Justice, High sensitivity of human melatonin, alertness, thermoregulation, and heart rate to short wavelength light, in «Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism», 90, 2005, pp. 1311-1316.
  8. Jean S. Fleming, Rosemary Gibson, Brent Harris, Sally Morgan, Anne Noble, Karyn O’Keeffe, Anna Wirz-Justice, Sam Trubridge, Philippa Gander, The “Waking Incubator”: exploring the interface between the performing arts and the science of sleep, in «The International Journal of Science in Society», 2, 3, 2011, pp. 291-308.
  9. Sato Honma, Development of the mammalian circadian clock, in «European Journal of Neuroscience», 51, 2020, pp.182-193.
  10. Anna Wirz-Justice, Colin Fournier, Light, health and wellbeing: implications from chronobiology for architectural design, in «World Health Design», January, 2010, pp. 44-49.
  11. Christian Cajochen, Myriam Münch, Szymon Kobialka, Kurt Kräuchi, Roland Steiner, Peter Oelhafen, Selim Orgül, Anna Wirz-Justice, High sensitivity of human melatonin, alertness, thermoregulation, and heart rate to short wavelength light, cit.
  12. Kristen J. Navara, Randy J. Nelson, The dark side of light at night: physiological, epidemiological, and ecological consequences, in «Journal of Pineal Research», 43 (3),2007, pp. 215-224.
  13. ibidem.
  14. Edda Pjrek, Michaela-Elena Friedrich, Luca Cambioli, Markus Dold, Fiona Jäger, Arkadiusz Komorowski, Rupert Lanzenberger, Siegfried Kasper, Dietmar Winkler, The efficacy of light therapy in the treatment of Seasonal Affective Disorder: a meta-analysis of randomized controlled trials, in «Psychotherapy and Psychosomatics», 89, 2020, pp. 17-24.
  15. Pierre A. Geoffroy, Carmen M. Schroder, Eve Reynaud, Patrice Bourgin, Efficacy of light therapy versus antidepressant drugs, and of the combination versus monotherapy, in major depressive episodes: A systematic review and meta-analysis, in «Sleep Medicine Reviews», 48, 2019, 101213.
  16. Xue Zhao, Jing Ma, Shiyou Wu, Iris Chi, Zhenggang Bai, Light therapy for older patients with non-seasonal depression: A systematic review and meta-analysis, in «Journal of Affective Disorders», 232, 2018, pp. 291–299.
  17. Sara Dallaspezia, Francesco Benedetti, Antidepressant light therapy for bipolar patients: a meta-analysis, in «Journal of Affective Disorders», 274, 2020, pp. 943-948.
  18. Annette van Maanen, Anne Marie Meijer, Kristian B. van der Heijden, Frans J. Oort, The effects of light therapy on sleep problems: a systematic review and meta-analysis, in «Sleep Medicine Reviews», 29, 2016,  pp. 52-62.
  19. Rixt F. Riemersma-van der Lek, Dick F. Swaab, Jos Twisk, Elly M. Hol, Witte J.G. Hoogendijk, Eus J. Van Someren, Effect of bright light and melatonin on cognitive and noncognitive function in elderly residents of group care facilities: a randomized controlled trial, in «JAMA», 299, 2008, pp. 2642-2655.
  20. Aleksandar Videnovic, Elizabeth B. Klerman, Wei Wang, Angelica Marconi, Teresa Kuhta, Phyllis C. Zee, Timed light therapy for sleep and daytime sleepiness associated with Parkinson Disease: a randomized clinical trial, in «JAMA Neurology», 74,2017, pp. 411-418.
  21. Anna Wirz-Justice, Colin Fournier, Light, health and wellbeing: implications from chronobiology for architectural design, in «World Health Design», cit.
  22. Le Corbusier, Vers une architecture, G. Cres, Paris 1923.
  23. Anna Wirz-Justice, The Physiology of Time,in Décosterd & Rahm, Architects,Physiological Architecture (Catalogue, Swiss Pavillion, Venice Biennale of Architecture), Birkhäuser Verlag, Basel 2002, pp. 147-152.
  24. Anna Wirz-Justice, Debra J. Skene, Mirjam Münch, The relevance of daylight for humans, in «Biochemical Pharmacology», Oct. 28, 2020, 114304.
  25. Cfr. Siegrun Appelt, “Slow Light” projects  www.siegrunappelt.com.
Author

Anna Wirz-Justice PhD, professore emerito dell'Università di Basilea, Svizzera, è una cronobiologa che studia i ritmi circadiani e stagionali, il sonno e l'umore, e gli effetti fisiologici e psicologici della luce nella salute e nella malattia. Ha introdotto la terapia della luce per la depressione invernale in Europa ed è stata membro fondatore della Society for Light Treatment and Biological Rhythms e della Daylight Academy, e membro del consiglio del Center for Environmental Therapeutics senza scopo di lucro. Ora si concentra sulle applicazioni della cronobiologia nell'architettura e nella vita quotidiana. Ha collaborato con artisti e architetti per re-immaginare seriamente o giocosamente le teorie luminose dei ritmi, della luce e della vita. Momento importante è stato quello di co-creare e moderare una sfilata di alta moda a Kyoto, a tema sulla cronobiologia e il sonno, vestita con immagini dei suoi modelli di ciclo di riposo-attività. Le sue pubblicazioni scientifiche sono più di 250, incluso un manuale clinico sulla terapia della luce Chronotherapeutics for Affective Disorders (con F. Benedetti e M. Terman). Alcune delle collaborazioni artistiche sono state documentate: Daylight, una conversazione con Olafur Eliasson, in Olafur Eliasson in Real Life, Tate Modern Exhibition Catalogue (2019); Fleming, Jean S., Rosemary Gibson, Brent Harris, Sally Morgan, Anne Noble, Karyn O’Keeffe, Anna Wirz-Justice, Sam Trubridge, and Philippa Gander, “The Waking Incubator”: exploring the interface between the performing arts and the science of sleep, «International Journal of Science and Society» 2 (3): 291-308»; The biology of light and dark, in Slow Light, S. Appelt, mostra nella Wachau, Austria (2015). Co-curerà la mostra The Art of Chronobiology al EPFL Pavilions Lausanne, nella primavera 2023.

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