Nel 1977 Gianni Toti (1924-2007), allora giornalista, poeta, romanziere, cineasta e collaboratore televisivo a vario titolo, risponde a un sondaggio interno della Rai: Si può fare poesia in televisione? La parola poetica per Toti è sempre stata immagine. La sua ricerca sempre finalizzata a metterla in movimento sulla pagina attraverso espedienti retorici (enjambements, decostruzioni morfosintattiche) e visivi. Sono diverse, e vicine alle esperienze del Gruppo70, le prove di poegrafemi o poesie visive pubblicate quell’anno a sua firma. Ora il medium televisivo consente un ulteriore scatto. La televisione – risponde Toti – consente un nuovo e specifico processo di visualizzazione e sonorizzazione della scrittura poetica: implica la transizione dalla lettura lineare gutenberghiana a quella spaziale-simultanea.
Il documento pubblicato in questa sede è un inedito datato 23 luglio 1979. Toti, instancabile annotatore, presenta alla Rai la lista delle occorrenze minimali per fare videopoesia. Il documento è un sunto di teoria del medium e un’occasione per lo studioso per entrare nell’officina del poetronico (crasi eccellente con cui Toti iniziò a nominarsi dagli anni delle sperimentazioni poetiche in elettronica) e per ricostruire con approccio archeologico gli strumenti tecnologici a disposizione negli studi Rai alla fine degli anni Settanta.
Riscrittura, distorsione, ralenti, memoria di quadro sono gli effetti, non speciali a suo dire, ma unità minime del linguaggio a sua disposizione. Nel documento emerge l’estrema curiosità totiana verso gli strumenti tecnologici, il senso della sperimentazione (dunque imprevedibile) finalizzata a superare gli usi fatti prima di allora della poesia in tv e un certo piglio polemico verso il modo di fare poesia alla Carmelo Bene. Il documento si conclude con una inquadratura di poesia, modalità con cui Toti usava abbozzare le sue composizioni poetiche per la tv. Ad accompagnare quel “pallido-timido esempio” si pubblicano a seguire altri esemplari originali.
Nel 1980 Toti licenzia Per una videopoesia. Concertesto e improvvideazione per mixer, memoria di quadro e oscillo-spettro-vector-scopio, un’infilata di cinquanta minuti di autonome pillole poetiche televisive pensate come riempitivi palinsestuali e mai andate in onda.
Nel 1981 licenzia Tre videopoemetti, tra cui Voyelles di Arthur Rimbaud nominato nel dattiloscritto.
Note sui documenti:
I documenti pubblicati appartengono al fondo archivistico Gianni Toti, conservato, con il fondo Marinka Dallos Toti, presso la sede dell’associazione culturale La Casa Totiana, a Roma. Insieme alla videoteca e alla biblioteca personale di oltre 17.000 volumi, l’archivio di Toti è stato riconosciuto dalla Soprintendenza della Regione Lazio come “bene d’interesse storico particolarmente importante”. La consultazione avviene su appuntamento. L’ente gestore del fondo è la startup Poetronicart.
Si segnala che il dattiloscritto è stato fedelmente digitalizzato. I tagli sul bordo destro dei fogli sono da imputarsi al documento cartaceo.
Per approfondire:
La Casa Totiana (a cura di), La parola poesia è la prima poesia. Pensieri e immagini di Gianni Toti sulla poesia, Rubbettino Editore, Catanzaro 2017.
S. Lischi, S. Moretti (a cura di), Gianni Toti o della poetronica, ETS, Pisa 2012.
A. Barenghi, La struttura di sperimentazione Rai, dal 1968 al 1987, in «bianco & nero», n. 1-2, gennaio- agosto 2007, pp. 169-179.
S. Moretti, Gianni Toti. Prime sperimentazioni di un poetronico, in «Engramma», n. 145, maggio 2017, disponibile online: http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=3121
Per una videopoesia può essere visionata online al seguente link: https://poetronicart.ajaris.it/media/1777