Attraverso lo spoglio dei vecchi numeri del «Radiocorriere», il contributo misura l’ampiezza di un intervento d’artista in tv quanto mai prolungato e strutturato: la trasmissione a puntate Costruire è facile, ideata e condotta da Bruno Munari (Milano, 1907-1998). Andata in onda lungo tutto il 1956 sul programma nazionale della Rai, la trasmissione vale all’artista/designer una certa fama anche come presentatore televisivo. Ancora poco indagato, il lavoro di Munari per la televisione risponde a uno dei principali compiti che egli intende propri dell’artista nella società di massa: disvelare i “segreti del mestiere” per costruire un futuro in cui all’arte di pochi possa subentrare un’arte liberamente fatta da tutti. Ovviamente bisogna imparare a essere creativi, e per questo gli artisti devono mettersi a insegnare. Il capolavoro che la società si aspetta da loro ha natura didattica, e per veicolarlo la televisione si rivela uno strumento efficacissimo.
Della variegata attività di Bruno Munari (Milano, 1907-1998) un aspetto su cui manca ancora un inquadramento complessivo, per non dire che quasi non lo si conosce per niente, è il lavoro per la televisione, cui si potrebbe aggiungere quello per la realizzazione di contenuti in videocassetta. Una studiosa come Chiara Mari ha cominciato a esplorare questo territorio munariano nell’ambito dello studio di alcune sigle esemplari risalenti al primo decennio di trasmissioni Rai, rinvenendo materiali, per lo più allo stadio di progetto, relativi a una “titolazione programmata” per la televisione riferibile al 1963, opera collaborativa di Munari e Marcello Piccardo (Genova, 1914 – Mondovì, 1999)1. La collaborazione tra Munari e Piccardo, culminata con la fondazione dello Studio di Monte Olimpino nel 1962, è stata per lo più riferita dalla storiografia – e a dire il vero dagli stessi protagonisti – alla ricerca sul mezzo cinematografico. Solo oggi vi si sta identificando un’apertura a interessi diversi, anche televisivi. Innanzitutto, l’incontro risale quantomeno agli anni del dopoguerra, quando Munari ha un ruolo nella realizzazione dei disegni animati di Osvaldo Piccardo, fratello maggiore di Marcello2. Ma soprattutto Munari si avvale dell’ausilio di quest’ultimo quando arriva a lavorare per la Rai niente meno che come ideatore e presentatore di una trasmissione televisiva a puntate, Costruire è facile, che lo vede impegnato per l’intero 1956. O forse è lo stesso Marcello Piccardo ad avvalersi di Munari, visto che egli era stato introdotto alla Rai da Elda Lanza fin dagli anni delle primissime trasmissioni sperimentali (1952-1954), passando poi ai programmi per bambini (la TV dei ragazzi), prima negli studi di Milano poi di Torino – ad esempio è coautore del programma La bottega dello zio Tom3. Si ricordi inoltre che in quegli anni pionieristici lavora per la Rai anche Umberto Eco, altra personalità legata a Munari.
Di Costruire è facile, una realizzazione tanto impegnativa quanto pressoché dimenticata, c’è traccia nel sito-archivio sull’artista, MunArt.org, curato da Luca Zaffarano e Roberto Zeni, che raccoglie e generosamente mette a disposizione un’enorme quantità di materiali sull’artista. Si può infatti consultare la trascrizione di un ampio servizio che celebra il programma di Munari a firma di Gino Baglio, pubblicato nel numero dell’8-14 luglio 1956 del «Radiocorriere»4. Grazie a questo spiraglio, è stato sufficiente uno spoglio dei numeri di quell’annata della rivista edita dalla Rai, liberamente scaricabili online, per cogliere l’ampiezza di un progetto che per qualche tempo ha reso Munari un conduttore televisivo di non indifferente notorietà – tanto che l’anagramma del suo nome è tra i giochi enigmistici proposti dal settimanale (sezione Scacciapensieri), fuso con quello di Elda Lanza5. La trasmissione di Munari, o meglio la sua rubrica settimanale della durata di circa un quarto d’ora, va in onda a partire dal 2 febbraio ogni giovedì e dal 30 settembre, ossia dalla terza puntata dopo la pausa estiva, ogni venerdì, nella fascia pomeridiana della TV dei ragazzi, che non di rado segna l’inizio del palinsesto giornaliero dell’unico canale televisivo dell’epoca: il programma nazionale, odierna Rai 1. L’ultima trasmissione è del 23 dicembre, e per quella data le puntate che risultano condotte personalmente da Munari sono una trentina. In particolare, nella prima parte dell’anno sono tutte presentate da lui, con la partecipazione in alcune di Piccardo; mentre dalla fine di settembre almeno sei puntate sono condotte dalla grande scenografa, costumista e creatrice di burattini Maria Signorelli (Roma, 1908-1992), presentata in qualità di «geniale creatrice di bambole animate»6.
La prima puntata, trasmessa alle ore 17:30, è annunciata da un trafiletto che la evidenzia entro la programmazione del giorno. Vi si legge:
Un po’ di carta, di cartone, di colla, un pezzo di legno, di gomma, di linoleum, di metallo o di materia plastica possono egregiamente essere utilizzati per fabbricare un numero praticamente infinito di oggetti: oggetti utili ed inutili o soltanto divertenti, comunque sempre interessanti. Se poi al pezzo di carta, di cartone, di legno ecc. si aggiunge accortezza, precisione, fantasia (e magari anche una piccola dose di gusto d’arte e di semplice umorismo) si possono ricavare cosa addirittura sorprendenti: oggetti talvolta strani, disparati e nuovi che ubbidiscono solamente alle leggi fisiche. […] Si tratta in sostanza di una serie di lezioni visive – il primo ciclo comprende otto trasmissioni – congegnate in modo da tenere viva l’attenzione dei ragazzi e la loro fantasia nei confronti dei più vari tipi di processi di lavorazione della materia, tenendo conto delle leggi fisiche e chimiche che in questi processi intervengono7.
Da questa presentazione, presumibilmente redatta dallo stesso Munari, si evince che il suo precocissimo approccio alla televisione – si ricordi che le trasmissioni della tv italiana hanno ufficialmente inizio appena due anni prima – contiene in nuce i temi e almeno parte dei principi metodologici di quella dedizione pedagogica che porterà Munari a realizzare fuori dalla tv i suoi fortunati laboratori. Questi sono in genere datati a partire dal 1977, quando le attività laboratoriali vivacemente invadono la Pinacoteca di Brera, ma sono di fatto anticipati in svariate occasioni, tra le quali va annoverata questa prolungata e articolata occasione televisiva8.
Della trasmissione sono conservate negli archivi della Rai le riprese filmate di due sole puntate, andate in onda rispettivamente il 26 aprile e il 3 maggio. Purtroppo gli archivi sono rimasti chiusi per emergenza sanitaria nel periodo di preparazione e stesura del presente testo, e quindi mi è stato possibile visionare solo la puntata del 3 maggio, l’unica attualmente disponibile online. In essa Munari, assistito da due giovani interlocutori, mostra come costruire uno strumento musicale a due corde («cosòfono» lo battezza il creatore) a partire dai semplici materiali sopra ricordati, dotandolo di una scatola di sigarette come cassa di risonanza9.
La finalità pedagogica, in particolare l’educazione alla creatività – alla «fantasia», all’«attenzione», all’«accortezza» – attraverso l’esplorazione delle potenzialità più insospettabili insite in materiali fatti per tutt’altri impieghi, è tra le più intime attitudini di Munari. Soprattutto la trasmissione attesta come la didattica stia già maturando in quanto parte integrante della sua ricerca artistica. Anzi, a fine carriera lo stesso Munari dichiarerà che la didattica è stata lo sbocco di maggior ambizione e rilevanza del suo intero percorso d’artista – e si ribadisce d’artista non da pedagogo10. Ossia la didattica non è un impegno distinto, parallelo, rispetto a quello artistico, ma di questo costituisce una componente essenziale, in accordo con l’idea che nella nuova società di massa l’arte, o comunque i benefici di una disposizione “artistica” verso il mondo, sempre aperta all’osservazione e alla scoperta, debbano essere il più possibile condivisi e diffusi. Tale divulgazione è il capolavoro che ci si aspetta dall’artista.
Per chiarire il punto è necessario premettere che a niente Munari è più ostile che all’opinione secondo cui l’arte debba essere appannaggio di pochi artefici di inarrivabile talento e destinata ai collezionisti di lusso. Al contrario, le esigenze epocali chiedono all’artista di accantonare il culto dell’individualismo e integrarsi, innanzitutto, con le pratiche industriali, collettiviste, democratiche, evolvendo in designer. Il nuovo artista-designer deve riformulare la propria operatività tenendo conto di tecniche e metodologie produttive capaci di quei grandi numeri che rendano il suo lavoro economicamente accessibile alla gran parte della popolazione – cosa che Munari comincia a fare grosso modo proprio dagli anni Cinquanta, quando ha inizio la fervida attività per la ditta Danese. Da parte sua la potenza dell’industria, grazie al contributo degli artisti-designer, risulta un po’ meno brutalmente efficientistica, aperta invece a spunti di libertà e gioco creativo, addirittura concedendosi occasioni di pura inutilità. Che si potesse innescare tale feedback virtuoso tra arte e industria è stata la sincera speranza di Munari, e tutta la sua opera ne ha tratto entusiasmo11.
L’artista-designer sottrae l’arte all’aura di ineffabile genialità che l’ha per troppo tempo circonfusa e la tratta come un mestiere. In quanto mestiere, l’arte può essere insegnata. Si giunge così all’altro fronte – oltre a quello della produzione industriale – sul quale l’artista al passo coi tempi deve impegnarsi: la pubblica educazione a una creatività attiva che è un diritto di tutti ma non è innata, altrimenti non ci si sposterebbe dall’idea di una dote che c’è o non c’è, a distinguere i pochi “geni” da tutti gli altri. L’arte è di tutti se viene formata, se viene educata12. Su questo fronte la televisione è uno strumento d’elezione: un’azienda cui rapportarsi da designer per produrre comunicazione di massa: le «informazioni visive arrivano nelle case di tutti attraverso la luce della televisione»13. Si comprende pertanto perché Munari si sia tanto impegnato in tv, e non solo nell’occasione in esame.
Tornando al focus che annuncia la prima puntata di Costruire è facile, si legge un’interessante dichiarazione sulla strutturazione del programma per unità tematiche progressive:
Così il ciclo di trasmissioni comprenderà (facendone anche rapidamente la storia) oggetti semplici, come la leva, la ruota, l’altalena, la bilancia, la girandola, la meridiana ecc. che l’uomo ha costruito durante i suoi secoli di esistenza per arrivare poi, attraverso una mostra quanto mai varia e ricca, a meccanismi più moderni e complessi14.
La didascalia della fotografia che ritrae Munari aggiunge:
Ogni trasmissione (o breve serie di trasmissioni) è dedicata ad un oggetto, a un tipo di oggetti, o ad un materiale da costruzione15.
Munari ha già ponta la strategia didattica sua tipica, da definirsi “cartesiana”, che dal semplice procede gradualmente a comporre il complesso, chiarificandolo così nelle sue singole parti. Il che è un modo per organizzare un materiale molto ampio e allo stesso tempo trovarsi a ripercorrere le tappe della storia dell’uomo. L’offerta al pubblico è articolata su più livelli: dal semplice divertimento ai contenuti da far fruttare sul piano della pratica e del sapere.
Il procedere per unità tematiche, da presentare una alla volta, rimarrà a strutturare anche la didattica successiva, dal laboratorio di Brera, articolato per «tecniche ricavate da opere d’arte di ogni epoca» (Il divisionismo, I segni, Le texture, Lontano vicino, Formati diversi, Il collage, Forme componibili, Il colore, Le gabbie, Le proiezioni dirette)16, alle video-lezioni contenute nella collana di videocassette L’arte come gioco (Il segno, La forma, Il colore, Le texture, Il collage, La fotocopia)17. Altra caratteristica di Costruire è facile che permane nei laboratori è il protagonismo del fare, della dimostrazione pratica, a discapito della spiegazione verbale. La comunicazione visiva-performativa è strutturalmente rispondente al mezzo televisivo e si fa facilmente percepire dal pubblico come gioco18.
Il successivo articolo di Baglio dedicato alla trasmissione ne fa un bilancio lusinghiero in corrispondenza dell’interruzione estiva – l’ultima puntata prima della pausa è del 12 luglio. Dopo aver presentato l’attività artistica di Munari fuori della tv, il giornalista sottolinea soprattutto come le puntate abbiano insegnato ai bambini a costruirsi i propri giocattoli (sono citati uno sciatore di cartone, girandole, un pesce gigantesco, uccellini di sughero e piume, caschi spaziali…) più che ad appassionarsi al costruire in sé, su cui invece insisteva giustamente il primo articolo. Ma in conclusione non manca di una riflessione più penetrante:
Resta ancora da dire che i giocattoli di Munari non sono commerciali. Forse non sono nemmeno giocattoli. Non imitano niente e non assomigliano a niente. Munari è solo un poeta che va dietro alla sua fantasia. Ma questo è tutto un altro discorso. I ragazzini che si sono fabbricati quei giocattoli, li trovano divertenti. Migliori di quelli veri19.
Il terzo e ultimo articolo del «Radiocorriere» riguardante Costruire è facile esce alla ripartenza della trasmissione, il 20 settembre. Non è firmato e in buona parte riassume i passaggi contenuti nel servizio di luglio. Di interessante vi è la presentazione delle novità del programma, annunciate dando rilievo all’insegnamento dei processi e non al risultato finale:
In questa ripresa invece egli [Munari] insegnerà ad adoperare una macchina fotografica, a distinguere i vari generi di fotografie, ad ottenere gli effetti più svariati. Queste sue prime trasmissioni formeranno un ciclo che avrà per sottotitolo Detto-fatto20.
È inoltre comunicato che Maria Signorelli si alternerà con Munari alla conduzione. Infine:
Marcello Piccardo, inoltre, che già aveva collaborato con Munari nella prima serie di «Costruire è facile», insegnerà a disegnare, la tecnica dei pennelli, dei colori, dei vari tipi di pittura21.
Anche se non capiterà più che Munari sia ingaggiato in televisione come autore e presentatore di un’intera serie – miracolo irripetibile degli albori della tv –, molti altri sono i suoi contributi al piccolo schermo. Come detto all’inizio, lo studio sistematico del lavoro di Munari per la tv non è ancora stato fatto. Qui ci si limita a fornire i riferimenti a qualche altro episodio esemplare, nella speranza che possano giovare agli studi futuri. Munari fa ritorno da ospite nello spazio della TV dei ragazzi per presentare la pubblicazione del suo Quadrato nella rubrica Avventure in libreria, a cura di Luigi Santucci, condotta da Elda Lanza, il 9 gennaio 1961, ore 17:0022. Straordinaria è la puntata monografica intitolata Bruno Munari: fantasia = scienza esatta, della serie Incontri 1969 [Un’ora con…], a cura di Gastone Favero, realizzata da Alfredo Di Laura con le riprese di Duilio Chiaradia, andata in onda sul secondo canale il 15 settembre 1969 alle ore 21:1523. Infine l’altro maggiore impegno di Munari per la Rai è la partecipazione alle dieci puntate di circa mezzora di La scatola dei giochi, programma di Nico Orengo, con le ulteriori partecipazioni di Franco Mello, Guido Bertello e Milena Vukotic, regia di Massimo Scaglione, ondate in onda il lunedì, dal 25 ottobre 1976 sino alla fine dell’anno, nella fascia della TV 2 ragazzi della Rete 224.
Per il generoso aiuto, ricevuto in un periodo così difficile per la ricerca, l’autore del testo è grato a Marco Bellano, Marnie Campagnaro, Francesca Gallo, Cristina Grazioli, Chiara Mari, Andrea Piccardo, Andrea Purgatorio (Rai Teche), Federica Stevanin.
- Cfr. C. Mari, Alle origini di una “visualità tecnologica”: percorsi di ricerca sulla grafica delle sigle televisive nel primo decennio di trasmissioni Rai, in «AIS/Design. Storia e Ricerche», n. 8, ottobre 2016, pp. 1-23. ↩
- Cfr. M. Verger, Biografie. Osvaldo Piccardo, in «Rapporto Confidenziale. Rivista digitale di cultura cinematografica», 2010 (ultima consultazione 15.IX.2020); M. Bellano, Una nota informativa: tangenze di Bruno Munari con l’animazione, in G. Bartorelli (a cura di), Bruno Munari: aria | terra, catalogo della mostra, Corraini, Mantova 2017, pp. 180-182. Sullo Studio di Monte Olimpino cfr. M. Piccardo, La collina del cinema, Nodo Libri, Como 1992; A. Piccardo, L’avventura di Monte Olimpino. Il cinema di ricerca di Munari e Piccardo, in B. Di Marino, M. Meneguzzo, A. La Porta (a cura di), Lo sguardo espanso. Cinema d’artista italiano 1912-2012, catalogo della mostra, Silvana, Cinisello Balsamo (MI) 2012, pp. 87-90; A. Faccioli, Gli schermi di Bruno Munari, in G. Bartorelli (a cura di), Bruno Munari: aria | terra, cit., pp. 183-190; il sito http://nuke.monteolimpino.it/(ultima consultazione 15.IX.2020). ↩
- Cfr. il resoconto dell’esperienza in Rai contenuto in M. Piccardo, Milanomenomale, in «Bianco e nero. Quaderni mensili del Centro sperimentale di cinematografia», LXI, n. 3, 2000, pp. 104-125. Sulla trasmissione di Piccardo, cfr. G. Baglio, Sono tutti nipoti di zio Tom, in «Radiocorriere», XXXIII, n. 11, 11-17 marzo 1956, pp. 12-13. ↩
- G. Baglio, Con Munari costruire è facile, in (ultima consultazione 15.IX.2020). L’originale è in «Radiocorriere», XXXIII, n. 28, 8-14 luglio 1956, pp. 24-25. Sempre su www.munart.org nella sezione Bruno Munari. Appunti 1926-1998. Versione 1.7, scaricabile come pdf, riporta una lettera dell’artista a Maria Cimino, datata 23 gennaio 1957, in cui si legge: «Ho fatto per un anno intero una trasmissione settimanale per i bambini alla televisione italiana sul tema “Costruire è facile” in cui insegnavo ai bambini a costruirsi dei giocattoli o dei giochi con vari materiali di occasione», p. 455. Sulla trasmissione si sofferma da una prospettiva pedagogica A. Articoni, L’arte come gioco: Bruno Munari e l’invenzione della video-didattica, in «El Futuro del Pasado», n. 10, 2019, pp. 607-621. Cfr. inoltre P. Antonini, B. Finessi (a cura di), Su Munari. 104 testimonianze più 152 inediti di Bruno Munari, Abitare Segesta, Milano 1999. Nell’ampio A. Grasso, Storia critica della televisione italiana, tomo I: 1954-1979, il Saggiatore, Milano 2019, vi è una scheda sulla trasmissione (p. 118), ma i dati non sempre sono corretti. ↩
- «Radiocorriere», XXXIII, n. 42, 14-20 ottobre 1956, p. 23. ↩
- S.a., Detto-fatto. Costruire è facile, in «Radiocorriere», XXXIII, n. 38, 16-22 settembre 1956, p. 39. ↩
- S.a., Ve lo dice Munari. Costruire è facile, in «Radiocorriere», XXXIII, n. 5, 29 gennaio – 4 febbraio 1956, p. 39. ↩
- Dei laboratori munariani resta la documentazione testuale e iconografica rifluita nella collana di libri Giocare con l’arte, curata dallo stesso Munari. Cfr. ad esempio B. Munari (a cura di), Il laboratorio per bambini a Brera, Zanichelli, Bologna 1981. Cfr. inoltre G. C. Bojani, D. Valli (a cura di), Munari arte come didattica. Atti del convegno di studi, Faenza, 17 aprile 1999, Centro Di, Firenze 2000; B. Restelli, Giocare con tatto. Per una educazione plurisensoriale secondo il metodo Bruno Munari®, Franco Angeli, Milano 2002; M. Nocchi Croccolo, Un progetto a lungo termine. I laboratori di Bruno Munari nel mondo. Da Brera 1977 a S. Paolo in Brasile 1995, ETS, Pisa 2005; S. Sperati, Bruno Munari ovvero l’arte del fare per imparare, in G. Bartorelli (a cura di), Bruno Munari: aria | terra, cit., pp. 18-25. ↩
- Cfr. http://www.teche.rai.it/techecustomer/bruno-munari/fmt/iframe0 (ultima consultazione 15.IX.2020). Angela Articoni riferisce che la puntata del 26 aprile tratta la tecnica del fotomontaggio. Cfr. A. Articoni, L’arte come gioco: Bruno Munari e l’invenzione della video-didattica, cit., p. 610. ↩
- Testimonia la collaboratrice Pia Antonini che Munari «negli ultimi anni, riferendosi ai Laboratori, diceva che erano la cosa più importante che egli avesse fatto nel corso della sua vita di uomo e di artista»; P. Antonini, Da laboratorio nasce laboratorio: tappe dell’esperienza “Giocare con l’arte”, in G. C. Bojani, D. Valli (a cura di), Munari arte come didattica. Atti del convegno di studi, Faenza, 17 aprile 1999, cit., p. 40. ↩
- Cfr. in particolare B. Munari, Arte come mestiere [1966], Laterza, Roma-Bari 2011; Id, Artista e designer [1971], Laterza, Roma-Bari 2010. Cfr. inoltre M. Meneguzzo, Bruno Munari, serie I designer, Laterza, Roma-Bari 1993. ↩
- Cfr. B. Munari, Codice ovvio [1971], Corraini, Mantova 2017, in particolare p. 97; Id., Fantasia. Invenzione, creatività e immaginazione nelle comunicazioni visive [1977], Laterza, Roma-Bari 2005. ↩
- B. Munari, Design e comunicazione visiva. Contributo a una metodologia didattica [1968], Laterza, Roma-Bari 2012, p. 28. ↩
- S.a., Ve lo dice Munari. Costruire è facile, cit., p. 39. ↩
- Ibidem. ↩
- B. Munari (a cura di), Il laboratorio per bambini a Brera, cit., p. 6. ↩
- B. Munari, L’arte come gioco, cofanetto di sei VHS, Metamorphosi, Milano 1993. Al riguardo cfr. A. Articoni, L’arte come gioco: Bruno Munari e l’invenzione della video-didattica, cit. ↩
- Cfr. http://www.teche.rai.it/techecustomer/bruno-munari/fmt/iframe1 (ultima consultazione 15.IX.2020). ↩
- G. Baglio, Con Munari costruire è facile, cit., p. 25. ↩
- S.a., Detto-fatto. Costruire è facile, cit., p. 39. ↩
- Ibidem. ↩
- Cfr. «Radiocorriere TV», XXXVIII, n. 2, 8-14 gennaio 1961, p. 26. Il libro è B. Munari, Il quadrato. La scoperta del quadrato [1960], Corraini, Mantova 2005. ↩
- Cfr. «Radiocorriere TV», XLVI, n. 37, 14-20 settembre 1969, pp. 66-67. Qualche brano della puntata è visionabile su YouTube. Sulla notevolissima serie Incontri, alcune informazioni, non esenti da imprecisioni, sono in L. Bolla, F. Cardini, Le avventure dell’arte in TV. Quarant’anni di esperienze italiane, Rai-Nuova ERI, Roma 1994, pp. 350-351, e soprattutto nell’intervista a Di Laura ivi contenuta, pp. 139-151. ↩
- Cfr. l’articolo s.a., Imparare a giocare. Un nuovo programma di Nico Orengo, in «Radiocorriere TV», LIII, n. 43, 24/30 ottobre 1976, p. 57. Un brano del programma è visionabile su YouTube. Alla trasmissione fa seguito il libro F. Mello et al., La scatola dei giochi, Guaraldi, Rimini-Firenze 1977, che però non accoglie alcun contributo di Munari. ↩