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n. 6 - ottobre 19, Video

Atlante video-iconografico: Radical Software: la prima rivista del video indipendente

Radical Software, Anno I, n.4

Radical Software è stata una voce fondamentale della comunità video americana dei primi anni settanta, rappresenta un’esperienza pionieristica a tutto campo, non solo un fenomeno editoriale. Unico periodico dedicato esclusivamente al video indipendente e all’arte video, funge in quegli anni da centro di gravità per i collettivi video, per le Community Television e per i singoli artisti, ingegneri o studiosi. Non si limita a promuovere la circolazione e lo scambio di idee e teorie, ma promuove anche il confronto tra attività artistiche e “militanti”. Il primo numero della storica rivista video è stato lanciato da Beryl Korot, Phyllis Gershuny e Ira Schneider nella primavera del 1970, pochi anni dopo l’immissione nel mercato di apparecchiature di videoregistrazione a basso costo. Dal 1970 al 1974 sono usciti undici numeri divisi in due volumi, uno di cinque e l’altro di sei, pubblicati inizialmente dalla Raindance Corporation e, in seguito, dalla Raindance Foundation in collaborazione con Gordon and Breach Publishers. Attualmente collezioni integrali di “Radical Software” sono davvero rare perciò Davidson Gigliotti e Ira Schneider, consapevoli di questa grave lacuna e temendo che un così prezioso bene culturale potesse andare disperso, finendo in tal modo nell’oblio, hanno deciso di rendere fruibile a tutti il contenuto delle riviste. Hanno infatti digitalizzato le copie in loro possesso permettendo il download gratuito dei file, in formato pdf, attraverso l’esplorazione di un sito web appositamente ideato e realizzato con l’aiuto della Daniel Langlois Foundation1.

Gli interventi di artisti come Nam June Paik, Frank Gillette, Paul Ryan, Gene Youngblood e Douglas Davis che, con articoli, saggi e interviste, hanno collaborato attivamente alla redazione della rivista, rappresentano un prezioso contribuito al dibattito in atto. Ma non meno interessanti sono gli interventi teorici di Gregory Bateson, Vic Gioscia e Buckminster Fuller o le numerose testimonianze delle varie attività artistiche e sociali, sia dei collettivi video sia dei singoli video maker.

In tale contesto, ricchissimo di riflessioni e contributi teorici, era emerso innanzitutto il desiderio di ristrutturare i canali comunicativi attraverso un uso orizzontale delle tecnologie finalizzate al cambiamento sociale. Le pagine di “Radical Software”hanno saputo cogliere e dare voce a questa nuova esigenza, prendendo parte alla mobilitazione per una rivoluzione nel mondo delle comunicazioni che contrastasse l’uso distorto e la manipolazione dell’informazione messi in atto dal potere politico ed economico.

Ciò che andava cambiato non era l’hardware, la macchina, bensì il software, i comandi da dare alla macchina. Il video viene visto quindi come lo strumento per spezzare il monopolio televisivo commerciale, come mezzo per sovvertirlo attraverso attività di controinformazione. Le teorie militanti che proclamano “You Are Information” vogliono ribaltare la posizione subalterna dello spettatore, che grazie al feedback, può riguardare, commentare, cancellare, intervenire attivamente sulle immagini riprese.

Giuseppina Vignola

Radical Software